Sezione di Speleologia Urbana

della
Società Adriatica di Speleologia
Trieste

RECENSIONI  (3)


Sul quotidiano cittadino "Il Piccolo"  è apparso un lungo articolo riguardante la nostra pubblicazione:


Da IL PICCOLO, 1 marzo 2011, pag. 28

TITOLO: "Ritrovata dagli speleologi la “galleria delle evasioni". Collega la chiesa di santa Maria Maggiore e il vicino Collegio, un tempo carcere. In una delle celle per tre settimane restò rinchiuso Guglielmo Oberdan"

"Un immenso reticolo di gallerie, canali, cunicoli, pozzi, bunker, cisterne è nascosto nel sottosuolo della città. Noi spesso ci camminiamo sopra o lo  sfioriamo con le nostre automobili. Altri, da almeno trent'anni, lo stanno esplorando pezzo per pezzo, cavità, per cavità. Sono gli speleologi "urbani" della Società adriatica.
Armando Halupca, suo figlio Enrico e Paolo Guglia, rappresentano la memoria storica di questo gruppo che ha al proprio attivo la compilazione e la gestione di un Catasto delle cavità artificiali: quelle scavate dall'uomo e non dall'effetto combinato dell'anidride carbonica e dell'acqua che si infiltrano nelle fessure del calcare carsico e nei millenni le aprono, formando pozzi e caverne. Ma gli speleologi urbani non si limitano all’esplorazione in profondità: scandagliano archivi storici ed esaminano vecchi documenti per verificare l'attendibilità voci popolari e dicerie inveterate. Poi scendono sottoterra e confrontano quanto è stato scritto con quanto è presente  nelle viscere della città.
In una recente esplorazione in archivio, dove verificavano resistenza di progetti e disegni sul collegamento tra la Chiesa dei Gesuiti e il vicino collegio e sull'esistenza di una cosiddetta "galleria delle evasioni", si sono imbattuti in un documento su cui compare il nome di Guglielmo Oberdan.
Oberdan fu rinchiuso in una delle celle del carcere dei Gesuiti per tre settimane, subito dopo essere stato arrestato in Friuli con l'accusa di alto tradimento per aver voluto attentare  alla vita  dell'imperatore Francesco Giuseppe. Poi dai "Gesuiti" fu portato nella Caserma Grande per essere impiccato il 20 dicembre 1885. Un martire dell'italianità.
In un memoriale oggi conservato al Civico Museo del Risorgimento, scoperto dagli speleologi divenuti topi d'archivio, un altro detenuto politico, Gustavo Tolentino, racconta della presenza ai Gesuiti di Guglielmo Oberdan che si faceva chiamare Rossi nel tentativo di eludere la polizia austriaca. Questo giovane "cantava tutto il giorno motivi antìaustriaci".
«Un giorno vidi presentarsi - si legge nel memoriale - in cancelleria un ufficiale seguito da quattro gendarmi con la baionetta innestata. Circondavano un giovane con baffi e senza barba, il quale era legato con un lunga catena alle mani e alle gambe. Aveva ad una tempia una ferita da baionetta. L'ufficiale parlò in sloveno al capocustode Francesco Prettner.
L'arrestato  venne  condotto quindi in un piccolo stambugio, dove lo spogliarono tutto per una visita scrupolosa. Quindi lo accompagnarono in una cella. Credo il numero 27 o 28.
Addosso gli erano stati trovati circa 20 fiorini che furono sequestrati. Io stesso avevo tenuto il suo libretto personale di carcerato, registrando le spese.
Dopo tre giorni si seppe che l'arrestato non si chiamava Rossi ma Oberdank...».
Gli speleologi hanno esplorato la cosiddetta "galleria delle evasioni" e hanno scoperto che era completamente ingombra di materiali da riporto. L'hanno ripulita con l'aiuto di un gruppo di volontari, ripristinando l'antico collegamento tra i sotterranei del Collegio, un tempo carcere, con quelli della chiesa di Santa Maria Maggiore.

L’intera città sotterranea passata ai raggi x

«Lo storico aiuta lo speleologo e lo speleologo aiutalo storico».
Questo si legge nell'introduzione del volume "Trieste sotterranea - misteri curiosità e meraviglie sotto la città" realizzato da Armando ed Enrico Halupca assieme a Paolo Guglia per la Lint editoriale.
L'intera città è stata passata allo scanner e nelle cartine topografiche dei rioni sono riportate con esattezza i punti di emersione delle gallerie e delle altre cavità costruite dall'uomo. C'è la Kleine Berlin dove si rifugiavano i nazisti nell'ultimo anno della seconda guerra mondiale. Le gallerie sono visitabili partendo da un ingresso di via Fabio Severo a ridosso della sede Rai.
Nel libro una sezione è dedicata - con molte immagini - all'acquedotto teresiano. Altre pagine mostrano e descrivono l'immenso collettore che corre sotto via Carducci raccogliendo le acque che scendono da via Giulia e da viale XX settembre.
Gli autori non tralasciano le gallerie antiaeree di Barcola, di via Romagna, di viale d'Annunzio, di Monte San Pantaleone, di via Tibullo e Virgilio e di via del Monte.
In un paio di pagine vengono definite le caratteristiche delle batterie costiere di Miramare e dei rifugi costruiti nei pressi dell'Obelisco. In questo lavoro minuzioso e prezioso, non vengono trascurati le sorgenti e i pozzi presenti in parchi e giardini, alla cui esplorazione si sono dedicati anche alcuni speleo sub che hanno usato i respiratori per raggiungere il fondo della cavità invase dall'acqua.
In altre occasioni gli esploratori hanno usato piccoli canotti gonfiabili per addentrarsi nelle cisterne scavate nella roccia.
Purtroppo si sono trovati di. fronte alla presenza di inquinanti: in dettaglio idrocarburi.

Cercano un cunicolo, trovano del vino

Dai maestosi torrenti sotterranei ai piccoli pozzi familiari. La ricerca dell'Adriatica ha preso in considerazione anche modesti manufatti. Tra essi il pozzo di via Carpaccio, preesistente alle attuali costruzioni». Ha una conformazione a bottiglia ed è stato costruito nell'800 a scopi irrigui. «E stato esplorato - scrivono gli autori – perché qualcuno aveva indicato la presenza di prosecuzioni sotterranee, ma di queste non è stata trovata traccia, nemmeno dopo l'esplorazione subacquea».
Al contrario i sub hanno ricuperato sul fondo una bottiglia di vino, messa a rinfrescare negli anni cinquanta e sfuggita al cestello".

di Claudio Ernè






Siamo particolarmente contenti perchè il giornalista Claudio Ernè ha pienamente centrato sia lo spirito della pubblicazione che abbiamo recentemente predisposto, sia quello delle nostre ricerche in generale. Ci siamo accorti, però, che Claudio non è certo un "novellino" per quanto riguarda le cavità artificiali della città di Trieste. A lui si devono, infatti, vari articoli dedicati alle nostre attività, fra i quali il primo in assoluto, datato 27 febbraio 1985 ed intitolato "Dove va il tunnel misterioso che si apre sotto i Gesuiti?", che descrive le nostre indagini nei sotterranei di Santa Maria Maggiore. Sempre lo stesso giornalista, questa volta nelle particolari vesti di speleo-subacqueo, ha collaborato con noi anche nel rilievo del Pozzo di via Carpaccio (n. CA 24 FVG-TS). 
Un grazie, quindi, a Claudio per l'attenzione che spesso, in questi anni, ci ha riservato.
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