Sezione di Speleologia Urbana della Società Adriatica di Speleologia Trieste |
DICONO
DI NOI (3) Il
quotidiano Il Piccolo, dopo aver pubblicato in data 1 marzo 2011, una
ricca recensione del nostro libro, ritorna nuovamente sull'argomento
nella giornata seguente.
Da IL PICCOLO, 2 marzo 2011, pag. 33 TITOLO: "La grotta di Miramare che incantò Massimiliano. Nel parco la cavità mostra segni dei colpi di piccone che la resero più vasta. Incisi nella roccia, gradini e uno spazio che con la bassa marea resta all'asciutto" Vecchi cannoni ad avancarica con le "bocche" protese verso l'Adriatico e pronti a colpire le immaginarie navi a vela che lo solcano. E un sistema di bunker in cemento armato costruiti dai tedeschi nell'ultima fase della seconda guerra mondiale per proteggere la costa dagli annunciati e mai attuati tentativi di sbarco degli anglo-americani. Su queste due aree oggi inaccessibili comprese nell'area del parco di Miramare, si è concentrata l'attenzione degli speleologi urbani. Dalla piazzola dai vecchi cannoni ottocenteschi a cavalcioni dei quali spesso giocano i ragazzini, si può accedere con grande difficoltà e qualche pericolo alla sottostante grotta artificiale posta un paio di metri sopra il livello del mare. Chi è riuscito a entrarvi si è trovato di fronte ad un ambiente unico ed irripetibile, della cui origine però poco si sa. Questa grotta visitata da Massimiliano d'Asburgo nel 1854, secondo l'architetto Giovanni Franzil, ha indotto il giovane Arciduca a scegliere l'adiacente promontorio come sede della sua dimora. Lì, tra il 1856 e il 1860, fu costruito il castello di Miramare su progetto dell'architetto Carl Junker. Bianche torri in stile eclettico la cui costruzione fu seguita dallo stesso Massimiliano. Le pareti della grotta, raggiungibile anche a nuoto partendo dall'estrema propaggine del porticciolo di Grignano, mostrano i segni dei colpi di piccone che l'hanno resa più vasta e più facilmente agibile. Scalini incisi nella roccia, un piccolo spazio che con le basse maree resta all'asciutto. Su di essa si è concentrata di recente l'attenzione degli esploratori della Società adriatica di speleologia urbana che hanno avviato le necessario ricerche d'archivio per svelane ogni segreto, ogni dettaglio. C'è chi pensa a un rifugio per romantiche "promenade di coppia"; chi a qualcosa di simile a un Mitreo per cerimonie iniziatiche e segrete. «Di certo una scheda su questa cavità sarà inserita nel volume che stiamo preparando, una scheda per fare chiarezza» afferma Paolo Guglia che di recente ha realizzato con Armando ed Enrico Halupca il libro "Trieste sotterranea" in cui vengono descritte le cavità artificiali urbane. Gallerie, acquedotti, pozzi, cisterne, un nuovo volume guarderà invece al territorio extraurbano, al Carso e alla costa, dove sono presenti numerose cavità. Basta pensare al territorio di Muggia e alle fortificazioni là costruite negli ultimi due secoli. Ma ritorniamo a Miramare e ai bunker ancora visibili a picco sulla strada che porta all'ingresso basso. «Sono possenti cannoniere - si legge nel volume - realizzate durante il secondo conflitto mondiale, nelle quali, erano installati quattro cannoni costieri di lunga gittata. Queste cannoniere sono collegato tra loro da gallerie lunghe 453 metri, scavate dove l'arenaria e il calcare vengono a contatto. Due sono i pozzi di aerazione, due gli accessi e varie le diramazioni. Consultando i piani progettuali originali, è emerso che parecchi passaggi interni avrebbero dovuto essere rivestiti di cemento armato ed attrezzati con stanze, magazzini, camerate e osservatori. Risulta altresì evidente che i lavori non sono mai stati ultimati». La guerra stava finendo. L'ingresso principale della cavità, chiuso con un portone metallico, si apre immediatamente all'interno del parco del castello. Sulla stessa strada che costeggia il mare, a poca distanza dal bivio con la Costiera, gli esploratori dell'Adriatica hanno scoperto un rifugio sotterraneo con una galleria lunga poco più di 15 metri. I più anziani abitanti della zona lo ricordano come "Rifugio austriaco", perché era stato costruito per presidiare la strada che porta al castello. "ADRIATICA” Gli speleologi hanno censito anche gallerie ferroviarie Gli speleologi dell'Adriatica, hanno "censito" le gallerie ferroviarie perché anch'esse, come quelle degli acquedotti, sono state costruite dall'uomo. La prima dell'elenco è la Circonvallazione, conosciuta anche come "linea di cintura" che mette in comunicazione le due principali stazioni della città - Campo Marzio e Centrale - e i retrostanti scali portuali. La circonvallazione ha mandato per sempre in pensione la cosiddetta "Rivebahn". Nell'elenco sono inserite la galleria di Sorvola e quella di Monte San Pantaleone, assieme ad altre cinque poste sulla linea Transalpina: San Giacomo, Longera-RozzoI, Cotogna 1 e Cologna 2 e Villa Opicina. Quattro sono invece le gallerie scavate lungo il percorso della linea ormai smantellata dalla Val Rosandra. Gli speleologi hanno inserito nel loro volume, ripercorrendone la storia anche le gallerie urbane destinate al traffico stradale: tra esse la galleria Sandrinelli, detta anche del colle di Montuzza, inaugurata nel 1907 e usata come rifugio antiaereo durante la seconda guerra mondiale. La galleria Sandrinelli è intersecata da quella che da via Pondares consentiva ai pedoni di raggiungere il Teatro Romano. La prima parte è stata scavata a scopi di protezione antiaerea dagli operai dell'impresa Colombo, la seconda da quelli della ditta Antonio Lanari. L'apertura della galleria di San Vito risale al 1911 e mette in comunicazione via Bernini con via Alberti. La galleria stradale di Montebello è stata originariamente scavata dall'impresa Farsura come rifugio antiaereo e avrebbe dovuto prendere il nome di Rifugio Littorio. Nei documenti salvati dal professor Diego de Henriquez risulta che all'ingresso su piazza Foraggi avrebbero dovuto essere realizzate strutture difensive, camere interne su più quote e un sistema di ascensori». di Claudio Ernè
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